giovedì 10 maggio 2012

L'alta finanza spiegata ad un ragazzino


Da quando ho deciso di dedicare parte del mio tempo libero alla formazione per i ragazzi ho capito che avrei dovuto, una volta per tutte, comprendere la finanza.
Il motivo è semplice. Ad un adulto puoi dirgli che le tasse servono per pagare il debito creato dalla crisi. Ad un ragazzino no. Perché giustamente lui ti chiederebbe “In che senso? Debito di chi?”. Loro vogliono risposte vere e sensate, a differenza degli adulti. Quindi mi è toccato informarmi davvero.

Per scoprire una cosa davvero interessante: in realtà la finanza ha molto a che fare con i ragazzini, perché viene gestita da adulti mai cresciuti, che pensano di star giocando ancora a Monopoli. Lo scopo è vincere, a prescindere dal fatto che le casette e gli alberghi siano virtuali e che quei soldi siano finti.
Qualche anno fa dei conoscenti mi hanno convinto a partecipare ad un gioco di società per “adulti”. Si chiama “Cash flow” ed è basato su un libro molto famoso “Padre ricco, padre povero” di Robert Kiyosaki.
Quello che mi sorprese giocando con queste persone, fu l’enfasi che ci mettevano, al punto tale che chi vinceva pensava davvero di essersi arricchito, sebbene nella vita reale stentasse ancora ad arrivare a fine mese. Il virtuale contava più del reale, con la distorta idea che credendo nel virtuale anche il tuo reale può modificarsi (distorsione nata dal famoso “pensiero positivo”, una vera piaga diffusa a beneficio di chi deve manipolarti).

Osservando come funzionava “in basso” ho dedotto che anche “in alto” stesse accadendo qualcosa di simile, ma la mia mente poco matematica rifiutava l’idea di comprendere i complessi meccanismi della finanza. Fino a quando, appunto, ho dovuto rispondere alla domanda di un ragazzino che più o meno mi chiedeva “Se tutti nel mondo stanno diventando più poveri perché hanno i debiti, perché non cancelliamo tutti i debiti?”. Al momento ho sorriso per tanta ingenuità, ed ho risposto che se ci sono dei debiti significa che ci sono i crediti. E che i creditori non avrebbero mai accettato di vedere annullati i debiti. Al che lui (che non è un adulto, quindi non lo si può infinocchiare così facilmente) mi ha fatto una seconda domanda “E chi sono queste persone a cui tutti noi dobbiamo dare i nostri soldi?”.
Ci sono momenti in cui le tecniche di public speaking per insabbiare una domanda scomoda tornano davvero utili, ed io le ho utilizzate tutte. Ma, ancora una volta, questo funziona solo con gli adulti. Il ragazzino mi ha detto, alla fine, rassegnato e deluso “Ok, ho capito, non lo sai…”.

L’umiliazione fu tale che da quel momento decisi di capirne un po’ di più su questa faccenda. Peccato che nessuna trasmissione televisiva la spiegasse, men che meno i periodici o i giornali (anche quelli specializzati). Nell’epoca dell’iper-informazione, in cui sappiamo persino cosa ha mangiato l’assassino di un delitto prima di commettere il suo folle gesto, nessuno ci parla della follia di coloro che di omicidi ne commettono quotidianamente, in tutto il mondo.
La cosa cominciava a farsi interessante. Pensai quindi di chiedere ad alcuni amici “esperti”, ma persino tra loro c’era confusione e quella che in teoria doveva essere una scienza esatta, poiché basata sui numeri, scoprii che era più nebulosa e contraddittoria della filosofia. Anzi, assomigliava più che altro ad una religione, poiché spesso le persone avevano convinzioni fideistiche riguardo ad aspetti quali “la moneta”, “il debito” o “l’inflazione”. C’era chi sosteneva che il famigerato debito pubblico fosse in realtà una cosa positiva e non da demonizzare, o chi mi diceva che il denaro lo stampano alcuni cittadini privati e non lo Stato, come comunemente si pensa.
Su internet ovviamente ogni teoria trovava la sdegnata smentita dei sostenitori della teoria opposta, aumentando in me la confusione e la frustrazione nel pensarmi di nuovo davanti ad un ragazzino che mi chiedeva risposte riguardo ad aspetti legati alla finanza.

A conclusione di quasi anni di ricerche, e mettendo assieme più fonti sufficientemente credibili ho elaborato due teorie, una delle quali è quella del "croupier col vizio del gioco", e consiste in questo:
immaginate che ci sia questo croupier che oltre a lavorare al casinò abbia lui stesso il vizio di giocare, e che utilizzi il suo stipendio mensile per soddisfare questa passione. Come gran parte dei giocatori presto si ritroverà ad esaurire i suoi soldi ma, invece di fermarsi fino al prossimo stipendio, potrebbe ricevere dal casinò l’allettante proposta di giocare ancora “a debito”. Il casinò quindi prima guadagna soldi veri, ma da un certo momento in poi accumula solo cambiali del suo “dipendente-giocatore”.
Poiché il dipendente ad un certo punto accumula troppe cambiali e la sua lucidità comincia a mancare anche quando svolge il suo lavoro di croupier, il casinò è costretta a licenziarlo. A questo punto però si rende conto di avere un sacco di “pagherò” che il suo ex dipendente rimasto senza lavoro difficilmente riuscirà a ripagare. Quindi cosa fa? Rivende queste cambiali ad altri appassionati del rischio, ad un prezzo inferiore con l’illusione che possa diventare per gli acquirenti un grande affare (poiché comprano a 50 qualcosa che potrebbe valere 100, se chi è debitore pagherà). Contemporaneamente il casinò stesso vende delle assicurazioni su quelle cambiali, nel caso l’ex dipendente non ripaghi i suoi debiti. E qualche dirigente del casinò decide pesino di ricomprare una parte di quelle cambiali, assicurate dal suo casinò.

Ma non è finita. Perché dopo un po' di tempo si comincia a vociferare in città che l'ex croupier non sia in grado di pagare i suoi debiti, sebbene abbia chiesto prestiti a parenti ed amici, quindi chi ha quelle cambiali cerca di rifilarle ad altri ed il casinò stesso è in seri guai perché sa che dovrebbe pagare l’assicurazionein caso di fallimento. Quindi i dirigenti del casinò vanno presso le Istituzioni della città e fanno capire ai politici che se loro saltano in aria anche tutta l’economia della zona avrebbe ripercussioni devastanti, poiché il turismo e la ricchezza della città dipendono in gran parte dal casinò. A questo punto ai politici (molti dei quali ovviamente "tecnici") non rimane che accettare questo ricatto e decidono di farsi carico  dei debiti del casinò, ma per fare ciò sono costretti a tassare tutta la cittadinanza (che mai era entrata al casinò e mai aveva giocato).
Purtroppo a causa degli interessi cresciuti vertiginosamente quel debito iniziale ora è così grande che anche la cittadinanza fa fatica a pagare le tasse imposte dalla città che ora, di fatto, rischia a sua volta di fallire. A questo punto coloro che hanno prestato i soldi a tassi altissimi propongono questo alla città: vendeteci parte dei vostri beni e monumenti più pregiati così potete ripagarci il debito contratto. E ciò che prima era pubblico finisce nelle mani di privati. Si nota a questo punto una singolare coincidenza. Ovvero che coloro che hanno prestato i soldi (e che ora si comprano a prezzi stracciati la città) hanno vincoli di parentela o di forte amicizia con i dirigenti del casinò, ovvero coloro che di fatto hanno creato tutto questo. Ma chi osa dirlo è subito accusato di essere un complottista visionario e non viene preso in considerazione.

Ecco, meglio di così non saprei dirlo.
Anzi, manca la seconda teoria, molto più sintetica:
Se un giorno dovessi essere in crisi perché non riesco più a vendere i miei corsi di formazione, applicando i meccanismi della più alta e  raffinata finanza potrei fare questo: venderli a me stesso. Mi ritroverei in un colpo solo con tanti soldi e tanti corsi da erogare (a me stesso). Cosa potrei volere di più dalla vita?

A questo punto un adulto potrebbe esclamare “ora mi è tutto più chiaro!” (forse), mentre un ragazzino è molto probabile che dica “ma tutto questo è folle!”.
Ed indovinate chi dei due avrebbe ragione?

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