Mi trovo molto spesso a confrontarmi con molti miei colleghi che operano nella "formazione e consulenza aziendale".
Cerchiamo di capire cosa funziona, cosa non ha mai funzionato e cosa ha funzionato in passato ma ormai non funziona più. E mi accorgo che il nostro settore è ormai diviso in due approcci piuttosto inconciliabili:
- Quello di derivazione americana, molto orientato alla motivazione, al pensiero positivo, alla legge di attrazione, alla programmazione neuro linguistica (PNL), alla persuasione/ipnosi/manipolazione (li metto in ordine crescente, non a caso), alla ricerca della ricchezza milionaria in due giorni, ai casi di successo delle multinazionali e dei loro leader, al metodo universale per vendere tutto a tutti, e così via.
- Quello più "nostrano" orientato alla concretezza, alle necessità delle nostre PMI gestite da persone normalissime, al dialogo e alla comprensione senza tecniche persuasive, alla sana autostima senza l'esaltazione di se stessi, all'approccio ottimista alle cose senza che diventi cecità di fronte agli ostacoli.
Non ho particolari remore nell'ammettere di essere stato sostenitore di entrambi gli approcci. Soprattutto all'inizio del mio percorso sono rimasto ammaliato (ed ho insegnato con grande convinzione) dal primo approccio, quello prettamente "motivazionale", ritenendo che senza la giusta "carica" non si potevano ottenere risultati. Il che è indubbiamente vero. Però nei dieci anni in cui ho portato avanti questo tipo di approccio ho riscontrato alcune cose che non andavano, tipo:
- L'effetto motivazionale che trasferivo durante i corsi aveva un effetto molto intenso ma di breve durata. Ovvero le persone uscivano "cariche", ma dopo una settimana le ritrovavo allo stesso punto di prima e con una strana forma di dipendenza da me e dalla formazione. All'epoca la cosa gratificava molto il mio ego, nonché il mio portafoglio. Ma col passare del tempo la cosa diventò frustrante, perché mi rendevo conto che non si raggiungeva quasi mai una stabilizzazione dei risultati. Tutte le volte dovevo ricominciare da zero.
- Le tecniche che suggerivo, per esempio nella vendita, non era vero che funzionavano con tutti. Un caposaldo nelle tecniche commerciali era infatti l'importanza dell'approccio iniziale, in cui bisognava stabilire grande "feeling" con il cliente. Il che è vero, ma non nella modalità in cui lo trasferivo io. Con alcuni clienti il feeling lo si crea passando direttamente al sodo, evitando tutte le chiacchiere iniziali. Con altri invece devi parlare solo dei loro hobbies, senza andare subito in trattativa. E questo mica lo dicevo.
- Applicando approcci corretti con alcuni collaboratori la situazione... peggiorava. I rapporti si facevano più tesi, la produttività stessa aveva dei bruschi cali, le persone sembravano quasi approfittarsene. Tutto ciò era fonte di profonda frustrazione nell'imprenditore, che poi tendeva a reagire come rappresentato in questo nostro video...
All'epoca tali fallimenti li giustificavo in vario modo:
- L'imprenditore non applica perfettamente i miei insegnamenti.
- I collaboratori sono tutti "scollaboratori" fancazzisti e negativi.
- E' giusto fare e rifare sempre gli stessi corsi, dopotutto la formazione è come l'igiene quotidiana, non può essere fatta "ogni tanto".
Proprio io che insegnavo la "Proattività" ero il primo a scaricare sugli altri i miei insuccessi.
Poi un giorno mi sono detto che forse, ma forse, anche io stavo sbagliando qualcosa. Ho così cominciato una ricerca personale, che spesso esulava dai classici manuali studiati a memoria da noi consulenti/formatori, per abbracciare approcci meno "di moda" ma molto più efficaci.
La prima cosa che ho scoperto è che non esiste un "metodo universale".
Questa era una palla gigantesca che raccontavo solo per giustificare la mia scarsa conoscenza di altri metodi, altrettanto validi. Spesso si diventa fanatici ed integralisti quando non si conoscono alternative valide.
Di conseguenza la seconda cosa che ho scoperto è che la vera abilità consiste nel saper approcciare persone ed ostacoli modificando di volta in volta stile e approccio. Ed è questo che va realmente insegnato: tutta la varietà degli approcci e come scegliere ogni volta quello corretto.
La terza cosa che ho compreso è che l'approccio deve essere "olistico", ovvero non si può intervenire pensando all'azienda come una somma di "compartimenti stagni", di "ruoli" con "procedure", di "robot programmabili a comando". L'azienda è formata da esseri vivi e mutevoli e quello che è giusto oggi potrebbe essere sbagliato domani. L'unico modo per crescere assieme è creare un vero e proprio "patto", tra imprenditore e collaboratori, in cui tutti si impegnano a fare il bene dell'altro. Motivo per cui questo approccio funziona molto di più in una piccola e media impresa italiana piuttosto che in una multinazionale (e motivo per cui molti concetti espressi da grandi leader miliardari rischiano di essere inutili o dannosi se applicati pari pari in una PMI. Purtroppo spesso siamo molto più attratti dal psuedo "esperto straniero" che da colui che ci potrebbe davvero aiutare).
Questa presa di posizione ovviamente è stata avvertita da molti colleghi come "pericolosa" (anche perché non può essere copiata vedendo un dvd o studiata su un paio di libri).
Motivo per cui l'appellativo più gentile che mi veniva implicitamente od esplicitamente rivolto era di "eretico" o "sovversivo".
Nello stesso momento però questa presa di posizione mi ha permesso di scoprire che non ero l'unico ad aver fatto questo tipo di "percorso alternativo".
Mi si sono così avvicinati imprenditori, professionisti, dipendenti, colleghi e studenti affascinati da questo nuovo approccio "dissacratorio" al mondo della formazione. Ed è con loro che abbiamo deciso di far nascere un nuovo progetto, che abbiamo chiamato "Formazione Sovversiva".
Gran parte del merito va ad Enrico Giuliani, imprenditore, cliente ed amico, con cui ho condiviso tutto questo lungo percorso e che ha accettato di affiancarmi nello svolgimento dei prossimi corsi dedicati al "Professionista del Futuro".
Lui integra i concetti che io espongo con la sua esperienza aziendale di grande successo. Ed insieme ci divertiamo anche a prenderci in giro, dissacrando i rispettivi ruoli di consulente ed imprenditore.
E a questo progetto si stanno unendo persone davvero incredibili, intenzionate come noi a cambiare le cose partendo proprio dai micro mondi contenuti in ogni piccola e media impresa.
Il prossimo "ritrovo di sovversivi" sarà a Parma, Sabato 7 Giugno.
Sarai anche tu dei nostri?
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